LE TRE SPECIE
Le tre specie di rapaci su cui interviene il progettoAQUILA DI BONELLI
L’Aquila di Bonelli (Aquila fasciata) è un rapace caratterizzato da una distribuzione frammentata nella regione paleartica meridionale e le regioni dell’Indomalese. In Italia è sedentaria e nidificante in Sicilia, mentre appare rarefatta in Sardegna, rara o irregolare in Calabria.
È localmente poco comune o rara ed in declino in tutto l’areale. L’Aquila di Bonelli è una specie stanziale anche se i giovani possono talvolta disperdersi fino a 200 e più km.
UNA SPECIE IN DECLINO SENSIBILE IN TUTTO L’AREALE
La specie predilige ambienti montuosi e rocciosi, dal livello del mare fino a 1.500m di quota, che possono arrivare a 3.000m in Africa e 3.750m nella regione himalayana.
La dieta include uccelli di dimensioni medio-piccole, ma anche mammiferi rettili, insetti e, raramente, carogne.
Il nido, composto da rami, può avere un diametro fino a 2 metri e viene costruito sul ciglio di una parete rocciosa oppure su grossi alberi. La stagione riproduttiva cade da gennaio a luglio nella porzione occidentale dell’areale e da novembre a settembre nella porzione orientale.
Dagli anni ’50 la specie ha subito un declino sensibile in tutto l’areale, risentendo a metà del ventesimo secolo dell’utilizzo sfrenato dei pesticidi. La ridotta disponibilità di prede, il crescente disturbo antropico, la mortalità causata dai cavi elettrici e il bracconaggio ai siti di nidificazione assieme all’intensificazione dell’agricoltura sono ritenuti i fattori chiave alla base del declino della specie.
La popolazione italiana è di ridotte dimensioni, le coppie nidificanti sono esclusivamente concentrate nel territorio siciliano, dove sono state recentemente censiti 44 individui maturi (Di Vittorio, 2010). La specie è ancora soggetta a minacce quali distruzione dell’habitat, disturbo antropico e prelievo ai nidi per falconeria e, nella Lista Rossa delle specie italiane, viene pertanto classificata “in pericolo critico”.
L’Aquila di Bonelli è inclusa all’interno dell’Allegato I della Direttiva Uccelli.
CAPOVACCAIO
Il Capovaccaio (Neophron percnopterus) ha un’ampia distribuzione che include l’Europa mediterranea, l’Africa centrale e settentrionale, l’Asia e, in particolare, l’India.
È una specie migratrice che in Italia nidifica nelle regioni Sicilia, Calabria, Basilicata e, saltuariamente, Puglia. Il 65% della popolazione nidificante italiana di Capovaccaio si rinviene in Sicilia.
IN ITALIA, SPECIE IN PERICOLO CRITICO E IL 65% DEGLI ESEMPLARI VIVE IN SICILIA
Il Capovaccaio nidifica solitamente lungo i bordi o nelle cavità delle pareti rocciose. Occasionalmente può farlo anche su grossi alberi, edifici, piloni elettrici o, in via eccezionale, anche al suolo.
Si alimenta nelle regioni di pianura e montane, spesso aride ma può adattarsi a cercare il cibo anche presso gli insediamenti umani. Ha una dieta ampia che include carogne, testuggini, rifiuti organici, insetti, piccoli vertebrati e uova. Di solito il Capovaccaio si rinviene solitario, ma più individui possono aggregarsi presso i siti di alimentazione.
Gli individui nidificanti effettuano lunghe migrazioni intercontinentali, volando sulla terraferma e spesso utilizzando lo stretto di Gibilterra nel viaggio verso l’Africa. La specie è particolarmente fedele al territorio, particolarmente i maschi.
Le minacce a carico di questa specie sono numerose. Disturbo, avvelenamento da piombo (derivante dalle munizioni utilizzate per la caccia) e da altre sostanze, elettrocuzione, collisione con le pale eoliche, ridotta disponibilità di cibo e cambiamenti nell’habitat stanno attualmente avendo un impatto sulle popolazioni europee.
Sembra che il rapido declino della specie in India sia invece da attribuire al Diclofenac, un antinfiammatorio utilizzato in ambito veterinario che si sa essere fatale agli avvoltoi del genere Gyps.
In Italia la specie è inserita nella Lista Rossa delle specie italiane nella categoria “in pericolo critico”. Le principali minacce sono da attribuirsi ai cambiamenti nei sistemi di conduzione agricola e di allevamento del bestiame, alle uccisioni illegali, agli avvelenamenti da pesticidi e bocconi avvelenati, alla presenza di impianti eolici (perdita di habitat e possibili collisioni).
Il Capovaccaio è incluso all’interno dell’Allegato I della Direttiva Uccelli.
LANARIO
Il Lanario (Falco biarmicus) possiede un areale piuttosto ampio che include l’Europa meridionale, l’Asia occidentale e una buona parte dell’Africa.
In Italia la specie è presente dall’Appennino emiliano fino alla Sicilia, con circa il 70-80% della popolazione nidificante residente nell’isola.
DEGRADO E CACCIA ILLEGALE RENDONO LA SPECIE VULNERABILE
Generalmente gli individui si rinvengono solitari o in coppie, ma possono radunarsi in gruppi anche di 20 esemplari presso i siti di alimentazione.
È una specie crepuscolare, forse anche notturna. Il volo è tipicamente basso rispetto al suolo.
Il Lanario popola un’ampia gamma di ambienti: dai deserti di pianura alle foreste montane ed è stato registrato fino a 5.000 metri di quota.
Si nutre prevalentemente di piccoli uccelli come quaglie, piccioni e tortore, ma anche altri invertebrati ed insetti.
Il Lanario è una specie sedentaria in Italia, dove vengono stimate circa 140-172 coppie. La popolazione complessiva italiana, così come quella europea, appaiono in declino (20% in circa 12 anni).
Nidifica in ambienti collinari stepposi con pareti rocciose calcaree, di tufo o arenarie, dove siano presenti vaste zone aperte, adibite a pascolo, coltura di cereali o incolte. Il Lanario utilizza spesso nidi abbandonati di altri rapaci, corvidi o aironi su alberi e piloni.
Le principali minacce in Italia sono rappresentate da perdita di habitat, degrado ambientale ed uccisioni illegali. Per questo, in Italia la specie è inserita nella Lista Rossa delle specie italiane nella categoria “vulnerabile”.
Il Lanario è incluso all’interno dell’Allegato I della Direttiva Uccelli.